Il messaggio del Vescovo per la Quaresima

Mondovì, 17 Febbraio 2021 – Mercoledì delle Ceneri

Oggi, con il rito delle ceneri, inizia la Quaresima, il tempo liturgico di quaranta giorni che ci prepara alla celebrazione della Pasqua di morte e risurrezione del Signore, centro della nostra fede.

Quaranta: un numero simbolico, convenzionale, nella Bibbia, una parola che addirittura potrebbe suscitare fastidio, di questi tempi. Infatti potremmo dire che viviamo da un anno quasi esatto sotto il segno del numero quaranta, a partire dalla larga diffusione e ripetizione della parola “quarantena”.

Essa deriva ovviamente dal latino quadraginta e indica appunto il periodo di isolamento di quaranta giorni cui debbono sottoporsi persone o merci in sospetto di portare contagio: un uso che i documenti attestano già nel 1300.

Ma legata al numero “quaranta” è anche la Quaresima, perché la quadragesima dies era il “quarantesimo giorno” prima della Pasqua. Dopodiché, il termine “Quaresima” è passato a indicare tutto il tempo di penitenza e mortificazione che va dalle Ceneri alla Pasqua stessa.

In momenti di più intensa religiosità, il lessico liturgico entrava anche nei proverbi, se usava dire “Quando il padre fa carnevale, ai figlioli tocca far Quaresima” (se il padre sperpera, i figli devono vivere in ristrettezze) e “Carnevale o Quaresima, per me è la medesima”, a indicare chi non distingue una situazione dall’altra.

Ma proprio quest’ultimo modo di dire dovrebbe metterci in guardia e indurci a distinguere fra loro i tempi dell’anno e della vita, esercizio salutare in ogni ambito e tanto più in quello spirituale.

Certo, veniamo da un anno di quarantene e non di carnevaleschi divertimenti; di vita a distanza e virtuale più che di vita vera. Eppure, nonostante i mesi difficili che stiamo vivendo, dovremmo comunque riuscire a riconoscere alla Quaresima la sua specificità. Perché, se è vero che il corpo ha patito ripetute quarantene, può anche essere che, nell’ottundimento della forzata clausura domestica, lo spirito si sia smarrito, o semplicemente impigrito, come ripiegato sulle sue povertà, e ad esse assuefatto.

Se così fosse, quanto mai opportuna sarebbe l’esortazione di Isaia: “Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti” (ls 35,3): occorre tornare ad alzarle, le nostre mani, verso il Cielo, con supplice fiducia; e bisogna, tanto più di questi tempi, avere la fermezza che può nascere solo dalla fede.

Quaresima sia allora un momento di reale conversione, di ritorno a noi stessi e all’autentico desiderio di vivere secondo il Vangelo, di recupero della nostra identità cristiana, che non può essere soltanto ideale o proclamata, ma deve passare attraverso scelte concrete e usi precisi.

Una Quaresima caratterizzata da un impegno anche piccolo, ma fedelmente rispettato, di lettura della Parola e di preghiera, di ripresa partecipazione alla Messa domenicale, e da uno sforzo di carità deciso nel segreto del cuore e praticato puntualmente, potrebbe essere tempo prezioso per giungere alla Pasqua un poco più degni di Cristo risorto.

È ciò cui vi esorto ed è ciò che sinceramente vi auguro.
+ Egidio Miragoli